COMUNITÀ SALESIANA
Oggi è composta da tre sacerdoti salesiani:
- Cecere don Vito
- De Paolis don Michele
- Russo don Gerardo
A Emmaus opera un gruppetto di sacerdoti salesiani, che da sempre costituiscono il lievito della presenza di d. Bosco in Capitanata. Si chiamano una “Piccola Comunita’ Salesiana”
Che significa "Piccola Comunità"?
Non è una comunità con un piccolo numero di religiosi
Ma è una nuova struttura religiosa, inventata dai Salesiani!
La nuova invenzione salesiana
1° - Nel 1971 i Salesiani avevano celebrato a Roma un’Assemblea mondiale straordinaria, chiamata “Capitolo Generale Speciale XX”. Nel n. 510 degli Atti si legge:
"La Chiesa invita le comunità religiose ad organizzarsi secondo le nuove situazioni; ed a promuovere sperimentazioni per il rinnovamento della vita comunitaria e per l’aggiornamento della missione apostolica. Perciò è necessario rinnovare le nostre comunità, piccole e grandi, perché siano ”costantemente animate dallo spirito evangelico....
La novità di questo tipo di comunità è data, oltre che dal desiderio di un’intensa comunione tra le persone, anche dalla vocazione ad inserirsi in speciali ambienti di vita e di lavoro per attuare una testimonianza di carità e di animazione cristiana, specie tra gli emarginati sociali."
2° - Nel 1972 i Salesiani dell’Italia Meridionale celebrarono la loro Assemblea, chiamata “Capitolo Ispettoriale Speciale”, per recepire le indicazioni del Capitolo Generale Speciale XX. In quell’assemblea fu approvata (con 63 sì, 13 no e 3 astenuti) la delibera n. 19 che recita.
Pensiamo siano maturi i tempi perché la comunità ispettoriale arrivi alla sperimentazione di qualche "Piccola Comunità". L’ispettore con il suo Consiglio studi e determini quali ambienti da parte nostra meritino l’avvio di tale esperimento.".
Poi nei numeri seguenti si chiarisce il senso di questa deliberazione, con affermazioni che anche oggi sono di estrema attualità:
- sulla linea della “missione”:: la piccola comunità vuol essere la missione degli avamposti, particolarmente difficili e bisognosi.
- sulla linea della “comunità”: : la piccola comunità”, per esistere e vivere, deve necessariamente essere fraternità a tutta prova, dove le relazioni interperersonali siano intense e profonde;
- sulla linea della “istituzione”: la piccola comunità mette in evidenza particolarmente l'aspetto di flessibilità e di adattabilità in una Congregazione, per cui non è possibile configurare una “forma comune” dì organizzazione della piccola comunità. Costringerla in schemi istituzionali e ufficiali è toglierle il dinamismo e l'efficienza.
n. 22 - In conclusione la PICCOLA COMUNITA’ è una vera comunità salesíana, in quanto emanazione della comunità ispettorale, inserita nel contesto vivo della chiesa locale e in consonanza con la pastorale d'insieme; è missionaria nello stile, nella vita, nell'azione; preoccupata della evangelizzazione dei giovani più poveri, in una testimonianza di fraternità e di povertà più evidenti.
Nel '94 la Curia Romana ne riconosce l'importanza.
Nel Febbraio 1994, la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata, pubblicava il documento “LA VITA FRATERNA IN COMUNITA’”.. Ci sono delle osservazioni interessanti che riporto:
- "Le Piccole Comunità si sono diffuse anche per delle scelte deliberate di alcuni istituti con l'intento di favorire l'unione fraterna e la collaborazione attraverso relazioni più strette fra le persone e una reciproca più condivisa assunzione di responsabilità. Tali comunità, come riconosce l'Evangelica Testificatio (n.40) sono certamente possibili, anche se si rivelano più esigenti per i loro membri."
- "...Hanno il grande compito di essere visibilmente luoghi di lieta fraternità, di fervida laboriosità e di speranza trascendente"
- "...Si diano un programma...adattato alle persone e alle esigenze della missione, sì da favorire l'equilibrio tra preghiera e attività, tra momenti di intimità comunitaria e lavoro apostolico.”
Nel 2001 I Superiori Generali auspicano la creazione
4° - Il nuovo Superiore Generale dei Francescani - OFM – p. Ioachim Giermek, eletto il 10.02.2001, spiegando il suo programma, ha dichiarato: " Le nostre priorità: la creazione di fraternità per avere una testimonianza più significativa nel mondo di oggi. Vogliamo incarnare il carisma nel contesto culturale contemporaneo...I tempi mutati esigono nuove risposte....uscire dai grandi conventi e scegliere la vita in piccole "fraternità" di tre/sette religiosi e in appartamenti anche condominiali, a contatto con la gente. Abbiamo verificato che nei grandi conventi è più difficile vivere la fraternità."
Il Successore di Don Bosco ne riafferma l'identità profetica
Spigolando da un discorso del Superiore Generale dei Salesiani, Don Pascual Chàvez, affermazioni che evidentemente si applicano a tutte le comunità salesiane, vi trovo tuttavia stimoli eccellenti proprio per riaffermare l’importanza profetica della "Piccola Comunità":
- “In questi anni di trasformazione si è venuta configurando una nuova forma di vita religiosa salesiana...La novità proviene dalle situazioni, dai contesti, dai cambiamenti della realtà”
- "Creare una presenza significativa ed efficace. E' questione di profezia. "Ciò comporta – scriveva d. Vecchi – di dar vita a una presenza che sollevi interrogativi, dia ragione di speranza, convochi persone, susciti collaborazione...per realizzare insieme un progetto di vita e di azione secondo il Vangelo"
- "I Superiori Generali hanno deciso di approfondire il tema della rifondazione della vita religiosa...mossi dalla consapevolezza che c'è bisogno del “vino nuovo in otri nuovi”...e ritornare alle origini del carisma.
- Oggi...l'insistenza va posta sulla “significatività” della presenza salesiana nel territorio. Essa non si riduce all'opera o alle attività; è piuttosto una forma di essere, di lavorare e di organizzare che cerca non solo l'efficacia, bensì il suscitare senso, aprire prospettive, convocare persone, promuovere nuove risposte. Si tratta di ricollocare l'ispettoria lì dove sono più pressanti i bisogni dei giovani!"